Intervista a Yannick Popesco, il vincitore di VoiceStar 2015
“Mosquito mi rappresenta: come la zanzara mi sentivo oppresso”

di ANDREA TARANTINI

Yannick Popesco è il giovane talento svizzero che ha vinto VoiceStar 2015, un concorso di canto che si svolge in Svizzera romanda. Dopo la vittoria, il ventunenne ha reso pubblica una canzone accompagnata da un clip musicale di cui è il protagonista.

Nato a Yverdon, il 24 settembre del 1994, studia attualmente filosofia e francese all’università di Losanna nella facoltà di Lettere e nel suo tempo libero si dedica, oltre alla pallacanestro, alla musica, la sua più grande passione.

Yannick Popesco e due membri della giura dopo la vittoria.

Yannick Popesco e due membri della giura dopo la vittoria.

Quando hai scoperto di avere una passione per la musica ? Da quanto tempo fai musica ?

Tardi direi. Faccio musica da quando ero piccolo, ho incominciato a 8 anni più o meno perché i miei genitori mi hanno spinto a suonare il clarinetto ma non posso parlare di passione. Penso che la mia passione per la musica sia apparsa verso i 15-16 anni quando ho creato una band con degli amici.

Sei sempre accompagnato dalla tua chitarra, quando e come hai imparato a suonarla ?

Risponderei ancora una volta « Tardi » perché ho suonato il clarinetto fino a 15-16 anni, poi mi son comprato un Ukulele e ho imparato da solo a suonarlo grazie a video YouTube. Ho anche preso una vecchia chitarra di mia madre e ho imparato a suonarla paragonandola all’Ukulele… ho imparato solo 3-4 anni fa. Ho provato anche il pianoforte che mi piace un sacco e ora mio nonno mi ha prestato la sua cornamusa. Comunque devo dire che il mio strumento preferito è la voce. La chitarra e il piano sono solo supporti.

Scrivi anche i testi delle tue canzoni vero ?

Sì! Ho cominciato a scrivere testi durante il mio Erasmus a Bristol, due anni fa. Volevo scrivere in inglese già prima ma non pensavo avere un buon livello dato che non avevo passato il mio esame finale al liceo. Quando ero a Bristol invece parlavo inglese più naturalmente, leggevo anche molto di più dunque ho cominciato a scrivere qualche testo. Avevo la possibilità di andare a suonare nei bar due o tre volte a settimana per far ascoltare le mie composizioni e ricevere feedbacks rapidi dalle persone che mi ascoltavano. Ho cominciato allora a scrivere qualche testo. Ora passo dall’inglese al francese anche se devo ammettere che questi ultimi tempi scrivo molto di più in francese. Le canzoni che ho reso pubbliche però sono tutte in inglese, è più efficace per lo stile pop. So che le persone che mi ascoltano sono più interessate all’istantaneità della canzone che al testo. Non per questo motivo però mi permetto di scrivere testi banali.

Quando hai scritto il tuo primo testo ?

A 17 anni più o meno, con il mio miglior amico. Si trova su YouTube anche se non ne vado così fiero. Si chiama Mr. Everybody ed è fatto con pianoforte e voce, senza chitarra… non suonavo ancora benissimo la chitarra. Il significato è interessante. Ammiravo Serge Gainsbourg, un cantante francese un po’ pazzo e marginale: vive solo, fuma un sacco ed è un personaggio molto provocatore. Non volevo diventare un signor nessuno ecco. Volevo lasciare un segno, seguire un cammino diverso… forse era una crisi adolescenziale, non so se scriverei un testo simile oggi.

I tuoi testi trattano temi specifici, ricorrenti ? Quali e perché ?

La solitudine, l’umorismo, la provocazione. Ci sono anche tanti temi ispirati dai miei corsi di filosofia. Il pensiero degli Stoici soprattutto, mi piace! L’assurdità anche e il malessere. Dipende tutto dal periodo che sto vivendo, non resto focalizzato su questi temi in particolare. C’è una certa evoluzione e ci sono anche dei testi che ho scritto e che ora non sopporto perché non mi rappresentano più. Non cerco di trattare temi che potrebbero interessare al pubblico; tanto poi se le persone sono interessate al significato vengono direttamente da me e se ne parla. E’ quello che fanno molti artisti prima, durante o dopo i concerti. Non ho fatto molti concerti ma mi domando veramente se l’artista deve spiegare i suoi testi o se li deve lasciare parlare. Penso dipenda da ogni artista ma ho visto il concerto di un rapper per esempio che introduceva le sue canzoni con un piccolo discorso che aiutava il pubblico a capire in che mondo stava per entrare e poi arrivava la canzone. Ci sono artisti invece, come Matt Corby, che non parlano per niente durante il concerto.

Poco tempo fa hai partecipato a VoiceStar 2015 e hai vinto, come è cominciata quest’avventura ? Come hai vissuto quest’esperienza ?

Ho partecipato al concorso nel 2014, sono arrivato fino alla semi-finale e poi non sono riuscito ad arrivare in finale. Mi è piaciuta l’idea, ho incontrato tanti musicisti ed è stato bello ricevere dei feedbacks da professionisti. Dunque ho deciso di partecipare di nuovo nel 2015. All’inizio era solo per accompagnare un’amica che non aveva trovato un musicista, ma per finire mi sono iscritto anch’io, sono arrivato in finale e ho vinto. Devo dire che la finale è stata dura: c’erano solo voci tremende. Stavo male quando mi hanno annunciato la vittoria… c’erano tutte quelle persone nel centro commerciale… c’era anche Christophe Willem. Non sapevo come comportarmi, avrei voluto mandare qualcun altro sul palco a prendersi i riconoscimenti.

Come si svolge questo concorso di canto ?

Il concorso trovo che sia ben organizzato. Nel 2014 era la prima volta che organizzavano un concorso del genere, si vedeva infatti… c’erano alcuni problemi. Si svolge all’ultimo piano del Léman Centre, dunque ci sono sempre persone che passano e si fermano dopo aver fatto la spesa. Ci sono tre fasi: le prime selezioni, la semi-finale e la finale. La giuria è più o meno sempre la stessa ed è composta da musicisti, produttori, giornalisti e persone che fanno parte di vari settori del mondo della musica. Hanno veramente punti di vista diversi e danno molti consigli ai candidati per poter migliorare. Per il resto, mi è piaciuto il fatto che non c’erano telecamere, a parte in finale. Non è come The Voice in Francia: super-trucco, telecamere 24 ore su 24, giornalisti che ti intervistano sempre… un mondo diverso.

Pensavi di poter vincere ?

No, ero veramente sorpreso. Però so che ho le mie canzoni di cui sono soddisfatto e se decido di partecipare ad un concorso del genere è perché penso di avere qualcosa da poter offrire e condividere con gli altri. Ho una certa stima delle mie competenze musicali ma non pensavo poter dire la stessa cosa di quelle vocali. Ha avuto un certo impatto anche il fatto di suonare la chitarra come accompagnamento, ha fatto effetto perché non ho una voce lirica o con la quale posso fare vocalismi eccezionali, cerco di restare semplice ecco perché mi ha sorpreso vincere un concorso di canto. La giura mi ha anche detto che il fatto di presentare delle mie canzoni ha fatto effetto. Dato che il premio è poter creare una canzone e un clip, se si vede che l’artista ha già un suo universo musicale ben definito si è contenti di poter andare oltre. Comunque sì, so quanto valgo ed è per questo che continuo a fare musica e a lavorare sodo.

Come è andato il tuo percorso musicale dalla vittoria di VoiceStar ?

Abbiamo consacrato 3-4 mesi pieni alla realizzazione del clip e alla strutturazione della canzone. La mia musica si riduceva solo a questo progetto. Non ho fatto tanti concerti. Ho collaborato con due miei amici e abbiamo organizzato due concerti in trio. Uno è andato male e l’altro invece benissimo. Riprendiamo delle canzoni famose con chitarra, pianoforte e loop station. Mi piace non dover salire sul palco da solo… a volte è pesante.

Ogni artista ha un suo metodo per prepararsi ad un concerto, qual’è il tuo ?

Interessante! Mi riscaldo la voce come un pazzo già dalla mattina. Mangio tante caramelle per la gola anche se sta benissimo, miele e prima di salire sul palco mi sforzo a bere un bel bicchiere di vino per rilassarmi un po’. Prima di salire sul palco sto veramente male. Poi dopo direi che ci sono due opzioni: o riesco a mettermi in contatto con il pubblico, non ci sono problemi tecnici e tutto va bene oppure entro in panico perché qualcosa non va. Quello che mi preoccupa è soprattutto la qualità del suono.

Dopo aver vinto il concorso hai reso pubblica una canzone, Mosquito, con un clip musicale, come si è svolta la creazione del clip ?

La canzone l’avevo già scritta da un bel po’ di tempo e la suonavo regolarmente. L’abbiamo modificata perché all’inizio lo studio non era convinto di voler utilizzare quella canzone, poi son riuscito a convincerli ma bisognava comunque modificarla perché volevamo veramente che potesse passare alla radio, in Tv. La versione di base non avrebbe dato lo stesso effetto essendo acustica e Jazz piuttosto che Pop. Dopo si è fatto il clip che è molto più elettronico del previsto ma mi piace. E stata tutta un’avventura. Mi è piaciuto il fatto di poter proporre tutte le mie idee e ha aiutato tanto il fatto di non dover pensare alle spese dato che era un regalo degli sponsor di VoiceStar.

Qual’è il significato della canzone e del clip?

Il testo l’avevo scritto al liceo. Parla di una zanzara che sta soffocando perché è bloccata in un pantalone. Rappresenterebbe la mia situazione in alcune circostanze in quel periodo… ora ho fatto progressi. Come la zanzara avevo l’impressione di sentirmi limitato e oppresso, non potevo fare tutto quello che volevo e perciò ero anche un po’ aggressivo.

Come si svolge la diffusione della canzone ? Ne sei soddisfatto ?

Questo interessa anche me! Non so se bisogna fare a me questa domanda. E difficile capire cosa ne pensino le persone… molte mettono un « Mi piace » su Facebook e poi cambiano soggetto e pagina. Non sono molte le persone che mi danno un feedback diretto. Ho chiesto ai miei amici cosa ne pensano e quello che mi hanno detto è che sono affascinati dalla qualità del suono e del video, che l’atmosfera è interessante, che ci sono cose che non riescono a capire. I miei genitori invece apprezzano sempre meno la mia musica… sto avanzando più verso il Jazz, Slam in Francese, Elettronica anche a volte… Possiamo dire che mi sto allontanando dalla semplice Pop che facevo prima. Ma non è una cosa negativa. Non mi ricordo più chi è che diceva che la musica non deve assolutamente piacere ai genitori, appena non piace ai genitori si è sulla buona strada. Sono abbastanza d’accordo. Gli sponsor di VoiceStar invece sono soddisfatti… ma mi da fastidio il fatto che sia il punto di vista di professionisti che dicono che è un buon lavoro perché avrà successo. Comunque io ne sono veramente soddisfatto.

Come prevedi il tuo futuro musicale ?

Cercherò di produrmi e di farmi pubblicità. Invierò la canzone a destra e sinistra, cercherò di farla passare alla radio. Vorrei anche riprendere e modificare i testi che ho già scritto e non continuare a scrivere testi su testi. Mi piacerebbe costruirmi una selezione di dieci canzoni finite, complete aggiungendo un’introduzione, strumenti, eccetera… Poi vorrei anche continuare la collaborazione con i miei amici, comporre qualche pezzo per il trio.

Tarantini Andrea