La ricerca dell’infinito
L'arte di essere fragili. Come Leoparti può salvarti la vita

DI ELISSA MAGLIOCCO

 

senza-titoloL’adolescenza è un periodo decisivo della vita di tutti, e spesso è vissuto in maniera tragica e pessimista. È una fase di crescita personale nella quale bisogna imparare il mestiere di vivere giorno per giorno, affrontando incertezze e paure che, a quell’età, appaiono come grandi montagne invalicabili. Esiste la possibilità di provare un sentimento di felicità in questa fase di crescita personale? Gli adolescenti sono destinati a vivere in uno stato perpetuo di ansie e solitudine o esiste un modo per affrontare le difficoltà che gli si presentano? Alessandro D’Avenia affronta tutti questi temi nel suo nuovo romanzo L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita ponendosi come interlocutore con quello che lui definisce, nelle sue pagine, “il più grande poeta moderno”, Giacomo Leopardi. Leopardi è un poeta che viene sistematicamente liquidato come pessimista, infelice e malinconico, la fama della sua sfortuna lo precede. D’Avenia, però, lo conosce sotto un’altra luce, una luce segnata dalla continua ricerca dell’infinito e della felicità. Nel suo pessimismo – accademicamente suddiviso in addirittura tre categorie, ossia storico, cosmico e individuale – si nasconde in realtà un animo che non si lascia scoraggiare dagli avvenimenti drammatici della propria vita. Leopardi in questo romanzo si trasforma quindi in un modello, una persona capace di trasformare una semplice siepe in un dolce naufragio.

Le riflessioni di D’Avenia si basano sempre su citazioni tratte da alcune opere leopardiane, come per esempio lo Zibaldone, le Operette Morali o gli Idilli. Tramite quest’ultime, l’autore cerca di trovare il senso della vita o della felicità nella loro fase adolescenziale. Il discorso, costruito attraverso le lettere che si compongono in un vero e proprio romanzo epistolare, parte dalla poetica giovanile di Leopardi per poi raggiungere le fasi della scrittura più mature, che affrontano temi come la morte, il suicidio e l’infelicità. D’Avenia ripercorre quest’evoluzione gradualmente, affrontandola passo per passo attraverso le varie lettere ma, in tutta l’opera di Leopardi, le poesie più significative sembrano essere l’Infinito e La ginestra: dalla vista della siepe che mette a contatto con l’infinito e il dolce naufragio che ne consegue, si passa al fiore innocente, debole e coraggioso che cerca di opporre resistenza alla forza distruttrice del Vesuvio. Sono due immagini forti ed entrambe invocano sentimenti contrastanti, sentimenti che D’Avenia cerca di spiegare non solo attraverso Leopardi stesso, ma facendo anche riferimento ad alcuni dei suoi studenti o ad altri ragazzi che gli hanno scritto, raccontandogli la propria vita. Questo continuo calcare da parte di D’Avenia sulle nozioni importanti, ossia sui sentimenti che trasmette la poetica leopardiana, è causa di continue ripetizioni che da una parte disturbano la lettura, dall’altra potrebbero essere intese come aiuto fornito dallo stesso autore per comprendere meglio il suo discorso. Secondo Luigi Matt, oltre che la fastidiosa presenza di queste ultime, a D’Avenia si potrebbero rimproverare anche le metafore banali, le frasi sentenziose e superficiali e le espressioni che tentano in qualche modo di essere creative, ma che falliscono miseramente. Tutti questi fattori portano il romanzo ad essere un espressione e una perfetta realizzazione dello stesso “sentimentalismo dolciastro” che D’Avenia denunciava rispetto alla “poesia della vita” (p.68).

Come spiega l’autore, nel complesso delle opere di Leopardi sono presenti due costanti: la ricerca della bellezza e quella dell’amore. Il fatto di leggere tutta la produzione letteraria leopardiana sotto questa luce potrebbe essere un metodo d’analisi piuttosto semplicistico, ma D’Avenia sembrerebbe suggerire che, dal punto di vista di un adolescente, queste due componenti siano più che sufficienti per salvarlo dal terribile destino che spetta alla ginestra e riportalo alla tranquilla siepe. Naturalmente, risulta alquanto semplicistico anche il voler confinare la lettura di Leopardi ad una determinata categoria, ossia quella degli adolescenti; eppure, ciò che scaturisce dalla lettura de L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita è che il suo messaggio è destinato proprio a loro poiché D’Avenia cerca di fornire i mezzi necessari per affrontare questo duro mestiere chiamato “vivere”.

L’arte di essere fragili diventa, nel suo semplicistico tentativo di esserlo, un inno alla poetica di Leopardi, quella poetica della tradizione italiana che è riuscita ad esaltare la bellezza, l’amore, la vita e persino la morte, dando il giusto peso all’esistenza, alla fragilità e al mondo che ci circonda.

 

Alessandro D’Avenia nasce a Palermo il 2 maggio 1977. Dopo aver conseguito la laurea in lettere classiche alla Sapienza di Roma, inizia la propria carriera come insegnante. Diventa presto anche scrittore e sceneggiatore. Il primo romanzo, Bianca come il latte, rossa come il sangue, diventa un best-seller in poco tempo e viene tradotto in 22 lingue. L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita è il suo quarto romanzo.