Studio e integrazione: il caso ticinese
Inchiesta tra gli studenti dell’Università di Losanna

Quartiere di Dorigny Per bere un caffè alle ore 10, in un giorno qualunque della settimana durante il semestre d’autunno o primavera, bisogna aspettare che la fila scorra alla caffetteria dell’Unithèque. Durante quest’attesa s’incrociano persone di tante culture diverse, si sentono parlare tante lingue diverse – non solo il francese, come si potrebbe immaginare, o l’inglese (lingua internazionale), ma anche e soprattutto l’italiano. Continua a essere notevole il flusso migratorio di studenti svizzero-italiani – ticinesi in particolare – che ogni anno arriva sul campus per completare gli studi dopo la scuola superiore. Secondo gli ultimi dati del registro dei Sistemi d’Informazione e Statistiche (UNISIS), il numero di studenti ticinesi iscritti all’Università di Losanna supera le 650 unità.

Luogo di ritrovo degli studenti ticinesi all’UNIL – Foto di Giovanna Li Rosi

Luogo di ritrovo degli studenti ticinesi all’UNIL – Foto di Giovanna Li Rosi

I dati – Nel 2014, il 27% degli studenti ticinesi era iscritto alla facoltà di Scienze Sociali e Politiche (SSP), il 25% in Biologia e Medicina (FBM), e il 18% in Lettere. Bisogna sapere che l’Università della Svizzera italiana (USI) offre quattro programmi di studio post-diploma superiore: Architettura (a Mendrisio), Scienze economiche, Scienze della comunicazione e Scienze informatiche (a Lugano). Questa scelta appare limitata ad alcuni diplomati svizzero-italiani desiderosi di proseguire i loro studi universitari in discipline che non sono insegnate nel Canton Ticino. E mentre per alcuni la scelta della sede universitaria dipende dalla lingua d’insegnamento, per altri, il fattore lingua non è determinante.

La lingua – Il sistema educativo della Svizzera, paese in cui coabitano quattro lingue ufficiali (tedesco per il 63.5%, francese 22.5%, italiano 8.1% e romancio 0.5%), impone l’apprendimento, oltre alla lingua del luogo di residenza, di una seconda lingua nazionale e dell’inglese. La maggior parte degli allievi impara, dunque, due lingue straniere durante la scuola dell’obbligo. Scolarizzati in italiano, gli studenti del Canton Ticino imparano altre lingue come il francese, il tedesco e l’inglese. Dopo aver ottenuto la maturità, coloro che proseguono gli studi si trovano a dover scegliere non solo una facoltà che corrisponda alle loro esigenze lavorative, ma anche la lingua d’insegnamento. «Ho escluso a priori il tedesco – spiega Francesca, studentessa ticinese iscritta al secondo anno di Psicologia – per chi parla italiano il francese non è difficile, l’italofono parte avvantaggiato, mentre il tedesco è già più impegnativo perché tra le due lingue non ci sono somiglianze. Le sedi universitarie francofone di Psicologia sono Ginevra, Neuchâtel e Losanna. Ho scelto Losanna poiché le altre due città offrivano degli insegnamenti che non corrispondevano alle mie esigenze». Che ripercussioni avranno tali scelte sulla nuova vita dello studente ticinese? E che dire, inoltre, degli effetti di questo forzato distacco dagli affetti?

Caffetteria della facoltà di SSP (Géopolis) – Foto di Giovanna Li Rosi

Caffetteria della facoltà di SSP (Géopolis) – Foto di Giovanna Li Rosi

Una comunità solida – Arrivare in una città nuova significa doversi adattare al nuovo contesto sociale e, nel caso degli studenti ticinesi, al nuovo contesto linguistico. Prima di arrivare a Losanna, la maggior parte di loro ha delle conoscenze (ticinesi) in loco. «Avevo degli amici ticinesi prima di arrivare a Losanna, il mio ragazzo e altri ancora» dice Lucia, studentessa originaria di Mendrisio, iscritta al primo anno del Master in storia e filosofia. «Vivo con altri tre ticinesi. Purtroppo o per fortuna, trascorro con loro le pause caffè all’università e il mio tempo libero. Però, qualche volta mi capita di uscire con persone di Losanna. Vivo da quattro anni qui e finalmente ce l’ho fatta anch’io a conoscere delle persone non-ticinesi. Però al di fuori dell’università, è vero che frequento solo ticinesi» ammette Lucia. Fare amicizia con le persone del luogo, con persone non ticinesi, non è semplice come si potrebbe pensare. Ecco perché diventano importanti le reti di conoscenze, dei coinquilini, degli amici di amici ticinesi. Insomma, il Ticino viene ricostruito a Losanna.

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Studenti alla pausa caffè (UNIL) – Foto di Giovanna Li Rosi

Il legame con le radici – Nonostante il forte legame che unisce tra loro gli studenti ticinesi in Svizzera romanda, ciò non corrisponde necessariamente a una nostalgia per il cantone d’origine. «Non rientro spesso in Ticino, al massimo una volta al mese, a volte anche meno. Dopo l’università, non vorrei tornare in Ticino perché non c’è lavoro. Ma mi piacerebbe rientrare per mettere su famiglia. Ci si sente meglio per la comunità che c’è» spiega Marta, studentessa al Bachelor in italiano e inglese. La questione è molto controversa. Tanti studenti sostengono di non voler rientrare in Ticino dopo aver finito l’università perché non ci sono opportunità di lavoro; d’altro canto, il Ticino rappresenta un luogo ideale dove poter creare la propria famiglia. Altri insistono di non voler assolutamente farvi ritorno: qualsiasi luogo, eccetto il Ticino! E poi ci sono quelli che non riescono a decidersi: coloro che, sebbene non vogliano rientrare, rivalutano i propri progetti in nome degli affetti lontani.

Lo studente ticinese vive quindi un paradosso. Costretto a lasciare i propri affetti per compiere degli studi universitari fuori dal Cantone, riesce a ricostruire una nuova rete sociale costituita pur sempre da ticinesi. Amicizie che gli permettono di vivere in armonia con il nuovo contesto socio-linguistico. Ma se alcuni sentono la necessità di rientrare dopo gli studi universitari, altri non escludono l’eventualità di restare in Svizzera romanda. Sarà poi integrazione?

di GIOVANNA LI ROSI